Essere eleganti significa essere a proprio agio con se stessi

3 / 2019     RU / ITA
Essere eleganti significa essere a proprio agio con se stessi
Mario Boselli Presidente onorario della Camera nazionale della moda italiana e dell'Arab Fashion Council, Commandeur de l’Ordre National de la Legion d’Honneur (Francia), Cavaliere del Lavoro e Cavaliere di Gran Croce (Italia)
Uno dei più autorevoli esperti di moda ci parla di come si evoluzioneranno in prossimo futuro i brand di moda, quanti soldi guadagna l'Italia sviluppando l'industria del fashion, chi è il migliore stilista dei nostri tempi.

LT: La storia della Sua azienda di famiglia comincia nel XVI secolo, quando la manufattura Boselli produceva seta. Oggi però il tradizionale modo di vedere la moda sta cambiando: le fabbriche a conduzione familiare, il lavoro artigianale, le сase di moda con una storia secolare, potrebbe tutto ciò diventare un’epoca di certo bella, ma che ha fatto il suo tempo, della quale saremo nostalgici come dei film in bianco e nero?

MARIO BOSELLI: Ritengo di no, penso infatti che il pret-à-porter italiano rappresenti l'eccellenza di uno stile. Non si inventa tutti i giorni ma è un fenomeno duraturo. Il Made in Italy è una storia di talenti, di tradizioni di gusto, di cultura dell'eleganza, di maestria artigianale, di prontezza innovativa e di cura del dettaglio, creatività e intelligenza tecnica.

In che direzione sta andando in generale la moda? Come Lei si immagina le persone per strada, negli uffici, nelle caffetterie ed a teatro tra, 10, 20 anni?

Nel breve — medio periodo ritengo che assisteremo a evoluzioni dei trend di moda così come li abbiamo avuti negli ultimi 50 anni di vita del prêt-à-porter italiano di alta gamma. Fra innovazioni e ritorni al passato opportunamente reinterpretati. Nel lungo termine potrebbe esserci un’evoluzione soprattutto per quanto riguarda i materiali, filati e tessuti attualmente non presenti sul mercato e frutto di ricerche di base e applicate.

Come gli italiani sono riusciti a trasformare la moda (la quale in sostanza è un settore prettamente creativo) in uno strumento economico efficace? Si potrebbe paragonare questo fenomeno con il Rinascimento quando in Italia proprio la cultura diventò motore dell'economia?

Devo precisare che il sistema tessile-abbigliamento-moda italiano è da anni una realtà economico-finanziaria di tutto rilievo a livello mondiale, seconda solo alla «Greater China» (Cina più Hong Kong, ecc.). Le cifre della moda (dati 2018): fatturato 66.700 milioni — export 52.200 milioni — import 33.500 milioni. Saldo commerciale attivo 18.700 milioni. Addetti circa 565 mila, imprese circa 60 mila. In conclusione, tutto ciò è dovuto a una filiera produttiva di eccellenza che si avvale di una creatività di alto livello, frutto anche del fenomeno storico del Rinascimento da Lei citato.

Una volta Lei ha detto che «Milano è la capitale indiscussa della comunicazione, ed è uno dei motivi per i quali è anche la capitale della moda». Come la moda «organizza» la comunicazione?

Milano è la capitale del prêt-à-porter di alta gamma per varie ragioni: è la sede dei principali stilisti, qui risiedono le realtà editoriali del Paese e una decina di scuole specializzate nel settore moda e design.

La vera eleganza è quella di essere a proprio agio
con se stessi e cioè vestendo in modo puntuale,
in funzione delle varie occasioni di lavoro o di svago

Infine sono attive, nei momenti di punta, fino a 800 showroom e vi è un quadrilatero della moda per lo shopping di alta gamma apprezzato dai consumatori ricchi di tutto il mondo. Gli abitanti di Milano sono coerenti con questo mondo e vestono in modo naturalmente elegante.

Lei viaggia molto per il mondo, ci racconti come si vestono le persone nelle città più moderne e sviluppate?

Oggi il mondo è globalizzato, l’abbigliamento e le mode sono omologate, internet, i media, la televisione sono gli strumenti di questo fenomeno che fa sì che non vi siano situazioni particolarmente diverse nel modo di vestire fra Shanghai, le capitali europee e New York. Qualche differenza vi è solo là dove sono presenti abbigliamenti di tipo etnico o tradizionale, utilizzati normalmente, vedi il sari in India.

Che aspetto dovrebbe avere una persona che vorrebbe fare una bella impressione in una società di prestigio, ma che non vorrebbe sembrare troppo banale?

La vera eleganza è quella di essere a proprio agio con se stessi e cioè vestendo in modo puntuale, in funzione delle varie occasioni di lavoro o di svago. La stessa persona può stare benissimo con un doppiopetto gessato durante la settimana e in jeans nel week end.

In tanti anni di lavoro nella moda nel circolo delle Sue conoscenze rientravano i migliori stilisti del mondo. A chi appartiene il Suo cuore dal punto di vista creativo?

Io ritengo che vi sia un unico vero gigante, vivente, nel mondo della moda e per me è Giorgio Armani. King George non è solo un grande stilista ma anche un grande imprenditore.

Come si è formato il Suo gusto ed il Suo stile? Chi o che cosa L’ha influenzata in modo particolare? A proposito, qual è il Suo accessorio preferito? Perché?

Lo stile di vita di una persona è qualcosa che viene da lontano, dai cromosomi di famiglia, dall’educazione e formazione ricevute. Io sono un uomo in età che ha incontrato, conosciuto moltissime persone di qualità di diversa estrazione sociale, ho letto e viaggiato molto e sono nell’assoluta impossibilità di citare qualcosa che mi ha influenzato in modo particolare. Il mio accessorio preferito è la cravatta perché è ciò che meglio sintetizza l’eleganza.

Chi, secondo Lei, è la persona più «stylish» dei nostri tempi?

La fashion blogger italiana numero uno Chiara Ferragni.